18 aprile 2009

Il terrificante viaggio da Nairobi a Addis Abeba

Ciao a tutti. Avevo scritto questo post 3 giorni fa, ma al momento di pubblicarlo non aveva funzionato. Oggi avevo riprovato e ancora niente... pensavo che ci fosse un problema con blogger.com ma dopo mi e' venuto un sospetto e tramite una ricerca su google ho saputo che in Etiopia blogger.com e' censurato!! Insieme a quasi tutti gli altri siti di blog! Non solo e' impossibile pubblicare ma anche vedere un qualsiasi blog.
Ovviamente ci vuole ben altro per fermare uno come me (buffonate a parte, oltre a una passione personale ho dovuto affinare varie tecniche quando in ufficio si illudevano di non farci usare internet. In questo caso e' bastato semplicemente un proxy, per la cronaca: www.vtunnel.com)

Ne approfitto per mandare un vaffankulo a tutte le censure, sempre. E restiamo vigili affinche' cio' non avvenga presto anche in Italia (con qualsiasi scusa ce lo vogliano appioppare, qui in Etiopia le autorita' dicono addirittura che si tratti di un problema tecnico!! Il tutto fin dal 2006!)

Un'ultima cosa. In questi 2 giorni sono stato un po' triste perche' il mio amico all'ultimo momento ha deciso di non venire e non so se potra' venire nei prossimi giorni. Il post che segue e' quello originale scritto prima che sapessi che non sarebbe arrivato.

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Ciao a tutti! Sono nella "nostra" Etiopia, ad Addis Abeba. Sulle strade sono spuntati i cammelli e nel cielo la stella polare. Un viandante della rete che finisce su questo blog e vede il banner con scritto "Dekaro in Africa del sud" pensera': l'Etiopia in Africa del sud? Ma questo Dekaro non sara' un po' confuso? No, caro viandante. Il fatto e' che il viaggio era iniziato li' e poi via via sono arrivato qui. E quindi non rompere. Comunque adesso vi racconto il viaggio da Nairobi fino a qui. "Ci avevano detto di aspettarci il peggio e il peggio e' stato" aveva detto una coppia israeliana che l'aveva fatto (all'inverso). In effetti e' stato a tratti allucinante e sconfortante, pero' a conti fatti anche molto avventuroso e divertente. 

Allora. Poco dopo aver scritto l'ultimo post ho preso un taxi per andare in un quartiere nella periferia di Nairobi chiamato Isli, abitato in prevalenza da somali, dove mi avevano detto che partono pulman o camion per Moyale, la citta' al confine fra il Kenya e l'Etiopia.
Volevo andare e tornare prima che facesse buio perche' Nairobi, ad eccezione della zona centrale intorno all'Hilton, con le tenebre diventa molto pericolosa, pero' siamo rimasti bloccati in un traffico infernale. Cosi' siamo arrivati in questo quartiere quando era ormai buio e il tassista era spaventatissimo, continuava a guardarsi intorno nervosamente e a borbottare che i somali sono gente cattiva, gente cattiva.
Non sapevamo nemmeno precisamente dove andare, poi ci hanno indirizzati verso una via buia che era completamente bloccata da alcune auto che si erano impantanate nel fango. Allora siamo scesi e abbiamo proseguito a piedi. Il tassista era sempre piu' spaventato e mi trasmetteva uno stress addosso incredibile, fra l'altro avevo tutto con me, passaporto, carta di credito e quella cavolo di macchina fotografica (questa macchina fotografica mi ha insegnato solo una cosa: chi possiede e' posseduto). Finalmente siamo arrivati di fronte a un minuscolo baracchino fatiscente che fungeva da ufficio per questo pullman.
Dentro non c'era nessuno ma e' sbucato un signore che mi ha fatto il biglietto. Ha detto che il pullman ci avrebbe messo almeno 35 ore, ma quasi sicuramente di piu, e che sarebbe partito alle 11 di mattina del giorno dopo. Puntuali, mi raccomando.

La mattina dopo alle 11 ero li' ma il pullman non c'era. Ho guardato dentro il baracchino e all'inizio mi sembrava che non ci fosse nessuno, poi ho scorto rannicchiato in un angolino un ragazzo piccolo piccolo rachitico. Aveva gia' l'aspetto di un vecchietto e gli occhi gialli gialli di una qualche malattia.
Gli ho chiesto dove era il bus e mi ha risposto che sarebbe arrivato a minuti. Mi sono seduto su una sedia di plastica, al bordo della strada, e sono rimasto un po' cosi', a guardare le persone che passavano in questo quartiere somalo.

Verso le 4 ho cominciato a sospettare che non sarebbe arrivato nessun pullman. Verso le 5 questa opinione era condivisa da tutti quelli che aspettavano e fra l'altro molti di loro avevano gia' fatto questa esperienza il giorno prima. Il tipetto pero' continuava ad assicurarci che il pullman stava li' li' per arrivare, solo qualche minuto. Alle 6 anche il tipetto, sotto pressione, ha ammesso che non sarebbe arrivato nessun pullman, ma l'indomani sicuramente si'!
Io e la maggior parte l'abbiamo presa con filosofia ma alcuni si sono inkazzati e hanno iniziato a inveirgli contro. Alla fine una signora anziana ha dato di matto e dopo essere improvvisamente entrata nel piccolo baracchino-ufficio ha iniziato a picchiarlo di brutto. Il tipetto a onor del vero non reagiva alle botte, cercava solo di parare i colpi, mentre tutti gli altri gridavano alla signora di fermarsi (credo, parlavano in swaili). Nessuno pero' la bloccava fisicamente, forse perche' alla fin fine eravamo tutti contenti che quel cazzetto allerta pigliava un po' di mazzate. Poi, dopo averlo finito di struppiare buono e meglio, la signora se n'e' andata e con lei quasi tutti. 

Siamo rimasti solo i pochi che dovevano assolutamente partire, non c'erano santi (era il 10 aprile e, come vi avevo detto nell'altro post, dovevo assolutamente raggiungere Addis Abeba per il 15 per un appuntamento all'aereoporto con un amico che veniva dall'Italia). Abbiamo fatto capire al tipo che ora era meglio se risolveva la situazione e lui in effetti si e' dato subito da fare, andando avanti e indietro per cercarci un passaggio col camion.
Alla fine e' riuscito a trovarmi un posto in un camion che stava partendo per Moyale, ma il problema era che di solito su questi camion si puo' stare sopra e quindi cosi' non e' tanto drammatica, invece su questo camion no: trasportava delle assi di legno e c'era un piccolo spazio fra la fine di queste assi e il bordo del rimorchio, poco piu' di un metro. Li' mi sarei dovuto infilare, restandomene seduto giu' nel fondo, stretto stretto.
Fare 35 ore o piu' seppellito li' sotto insieme ad altri 4 disgraziati non mi sembrava proprio il caso. Inoltre credo che non era nemmeno tanto sicuro perche' se ad esempio avveniva una frenata brusca le assi di legno potevano slittare in avanti schiacciandomi.

Per fortuna nel frattempo avevo conosciuto un distinto signore sulla trentina, Hussen, che era stato in Italia da bambino e ha una sorella che lavora a Milano. Hussen, senza chiedermi nulla in cambio, si e' messo d'impegno ad aiutarmi e alla fine mi ha trovato una situazione diecimila volte migliore: un posto in un camion nella cabina dell'autista fino a una citta' chiamata Marsabit, a circa 8 ore dal confine. Li' potevo riposarmi per la notte e quindi riprendere un altro camion il giorno dopo. Perfetto.

Nella cabina del camion si stava davvero bene, larghi, con una bella visuale. Oltre a me e il guidatore c'era un ragazzo, Ismael, che era fra quelli che aspettavano il pullman prima e dopo partiti ci siamo messi a discutere su varie cose, in particolare di religione, lui infatti e' un fervente musulmano praticante.
Verso le 3 di notte ci siamo fermati per una pausa in un posto chiamato Isolo. Fino a quel momento la strada era stata in buone condizioni ma da li' in poi avrebbe fatto schifo fino al confine. Nella piazzola di sosta tutti i camionisti parlavano agitati e concitati, e ho chiesto a Ismael cosa si stavano dicendo. Si trattava del fatto che quella notte i banditi erano attivi sul tratto di via da li' fino a Marsabit e alcuni camion erano stati assaltati. 

Cosi' abbiamo deciso di continuare assieme ad altri due camion, tipo una mini-carovana, per essere piu' sicuri. Ismael mi ha spiegato che questi banditi di solito bloccano la strada in qualche modo e quando il camion si ferma, armati di fucile si fanno consegnare tutto. Altre volte semplicemente sbucano all'improvviso dai lati della strada col fucile puntato e se il camion non si ferma sparano. Ha aggiunto che se ci fermavano non dovevo assolutamente reagire o oppormi a quello che dicevano senno' mi ammazzavano. Ale'.
Siamo ripartiti ed effettivamente subito dopo la strada ha iniziato a fare schifo, a tratti non si poteva nemmeno parlare di una vera e propria strada. Un camion avanti, noi in mezzo e uno dietro. Quello avanti andava velocissimo e spesso spariva dalla vista e comunque sia dopo un po' ha preso un'altra via. L'altro invece restava spesso indietro e quindi alla fine stavamo quasi sempre soli.
La zona era desertica, c'era la luna piena e le ombre degli arbusti creavano continuamente immagini di feroci banditi armati. Quando e' spuntato il primo raggio di sole un'ondata di rilassamento ma ha invaso e nonostante la strada mi sono addormentato.

Mi sono svegliato un paio di ore dopo, ci eravamo fermati. Davanti a noi c'era anche l'altro camion, fermo, e tutti discutevano animatamente. I ragazzi che viaggiavano sopra il carico dell'altro camion sostenevano di aver visto alcuni uomini armati in mezzo ai cespugli, lontano. Ho detto a Ismael ma come e' possibile? C'e' la luce ormai! Ma mi ha risposto che non c'entra niente. I banditi sono attivi 24 ore su 24.
Dopo una decina di minuti fu deciso che avremmo fatto quel tratto alla massima velocita', tutti e due i camion assieme, vicini vicini. Ismael era tranquillo: Dio ci avrebbe aiutato. E fra l'altro proprio la notte prima, parlando di religione, aveva detto: vedi Giovanni, noi potremmo morire anche domani ma questo non e' importante... e cosi' via. Purtroppo siccome era un discorso profondo e affascinante non mi ero nemmeno rattato le palle al momento e credo che ormai era troppo tardi per farlo.
Quindi, sempre pacatamente, ha detto che ora voleva chiamare la moglie per sentirla un'ultima volta in caso succedeva qualcosa. Io purtroppo non avevo nessuna fede divina a consolarmi (e quanto ti ho invidiato in quei momenti, Salvo! Come ti vedevo li' impertubabile e impavido ad affrontare i banditi!) e mi impressionavano di piu' i discorsi dell'autista che si lamentava in particolare del fatto che spesso i banditi pestano di brutto, anche quando non ci si oppone e puo' capitare di ritrovarsi con qualche ossa rotta. E questa era la situazione.

Abbiamo acceso i motori e via! L'autista da allora non ha piu' spizzicato una parola, concentratissimo sulla guida. Correvamo come i pazzi, saltando su quella strada tutta fossi e buche. Non e' successo nulla, solo a un certo punto e' sbucato un tipo dai cespugli che correva verso di noi urlando qualcosa e facendoci segno di fermarci, ma non era armato e quindi non ce lo siamo cacati proprio. 

E cosi' siamo arrivati sani e salvi fino all'unico posto di blocco della zona (nel sud del Kenya ce n'e' uno ogni 5 chilometri, nel nord uno ogni 500, vabe'). Li' abbiamo fatto colazione e nel frattempo aspettato che arrivassero altri camion. Ora eravamo davvero una carovana, 6 o 7 camion, e da li' siamo ripartiti viaggiando tutti assieme perche' quello era il tratto piu' pericoloso in assoluto. Per fortuna quando c'e' una carovana cosi' lunga e' rarissimo che i banditi attacchino. Tenete conto che ogni camion portava sopra il carico in media una decina di persone, quindi eravamo davvero tantissimi. 

Via via che procedevamo, di tanto in tanto l'autista diventava ancora piu' preoccupato e ci raccontava le modalita' dell'assalto che era avvenuto li' dove ci stavamo dirigendo. La cosa davvero impressionante era il "quando" erano avvenuti gli attacchi. Non si trattava di un anno prima, o mesi, o almeno settimane. No. L'altroieri sono sbucati da li'. Tre giorni fa hanno attaccato un mio amico dopo quella curva. IERI ne hanno assalito uno qui!
Ci ha raccontato anche di un camionista particolarmente sfigato che tre giorni prima era stato attaccato due volte nello stesso giorno, sia all'andata che al ritorno! Ho chiesto a Ismael se sapeva chi fossero. Ha detto che sono soprattutto della tribu' dei Rendile, che popolano quelle zone in gran parte come nomadi vivendo di caccia. Vestono quasi come i masai ma, a differenza di questi, non disdegnano le armi da fuoco. Quando, come adesso, ci sono periodi di particolare siccita' e non riescono a cacciare animali per sopravvivere assaltano i camion. Abbiamo anche fatto due soste in piccoli villaggi rendile. E in effetti non sono pacifici, non si volevano far fare le foto. Allora ne ho fatte alcune di nascosto (dopo le metto). Quelli a cui le facevo non se ne accorgevano ma al posto loro arrivavano altri a protestare in maniera anche aggressiva! Meno male che c'era Ismael che mi apparava sempre la situazione. 

Dopo aver superato l'ultimo punto pericoloso, con delle rocce che scendendo fino al bordo della strada creavano un nascondiglio perfetto, verso le 5 di pomeriggio siamo arrivati a Marsabit.
La mattina dopo (12 aprile) mi sono messo a cercare un camion con Ismael. Verso le 2 avevo trovato un passaggio sopra il carico di uno che (dicevano) stava li' li' per partire. Sono salito sopra e non si stava male, pero' qualche minuto dopo ho saputo che il camion non sarebbe andato direttamente al confine ma si sarebbe fermato per la notte in un posto in mezzo al deserto. Temevo quindi che non ce l'avrei fatta piu' in tempo per l'appuntamento, cosi' sono sceso e mi sono messo a cercare qualcos'altro.
Ma non c'era niente da fare: tutti i camion si fermavano in quel posto per la notte e ripartivano la mattina dopo. Nel frattempo pero' ho trovato un camion dove c'era posto nella cabina del guidatore e a parte questo ho fatto bene a scendere dal camion precedente perche' poi l'ho visto partire alle 7 di sera, quindi sarei rimasto lassu' sul carico al sole fermo per 5 ore!

Siamo partiti verso le 8 di sera. Come carico portavamo la macchina degli unici turisti avvistati durante questo viaggio Nairobi- Addis Abeba: 3 ragazzi americani che erano miracolosamente arrivati fini li' con una macchina normale (non un fuoristrada). La macchina era arrivata piu' morta che viva, l'avevano fatta riparare ma ora quel tratto di strada era davvero impossibile.
Siamo entrati nel deserto vero e proprio, non si vedeva piu' nemmeno un piccolo arbusto tutt'intorno e verso mezzanotte ci siamo fermati a dormire in un posto un po' spartano, diciamo pure cosi'. 

La mattina dopo verso le 7 e mezza siamo ripartiti. L'autista ha detto che in 3 ore saremmo arrivati a Moyale, la citta' al confine. Benissimo. La strada era una poltiglia di fango e continuava a peggiorare. Verso le 8 e mezza ci siamo impantanati per la prima volta. Siamo riusciti a spantanarci (esiste?) solo un paio di ore dopo e siamo ripartiti. Una cinquantina di metri e ci siamo ri-impantanati. Fra l'altro non eravamo gli unici, tutta la via era piena di camion bloccati. Dopo un paio d'ore siamo ripartiti ma nel frattempo si era bucata una ruota. Non c'era la ruota di scorta, bisognava ripararla sul posto. Per fortuna ormai non eravamo piu' nel deserto pieno, c'erano degli arbusti sotto cui ripararsi dal sole. Mi sono messo all'ombra e ho aspettato gli eventi. Siamo ripartiti verso le 2 e mezza di pomeriggio. Quindi praticamente ci abbiamo messo 6 ore per fare 100 metri. D'altrocanto non siamo tutti Shumacher. In serata siamo arrivati finalmente in questa cazzo di Moyale, cittadina spezzata in due dal confine Kenya- Etiopia. E di nuovo devo ringraziare la coppia svizzera (e il santo che me l'ha mandata) per avermi detto che il visto per l'Etiopia non si puo' piu' fare li'. Senno' dopo tutto questo dovevo ritornare indietro a Nairobi! Mi sparavo.

La mattina dopo (14 aprile) sono partito per Addis Abeba (con sosta notturna in una citta' chiamata Awasa) e sul pullman ho conosciuto due sorelle etiopi, Yeshi e Isega (Salvo, desisti!) che mi hanno aiutato in tutto. La sera abbiamo visitato Awasa, il suo lago e un parco pieno di uccelli e poi abbiamo mangiato un buonissimo piatto tradizionale etiope (prezzo: mezzo euro!). il pomeriggio dopo ho finalmente raggiunto Addis Abeba pelo pelo per l'appuntamento - sic! - (nel senso che cosi' avevo scritto, ma anche come piccolo singhiozzo triste, ma da qui in poi ve lo racconto la prossima volta)

Riguardo alle foto, potrei anche usare il proxy ma ci mette una vita. Le metto in maniera alternativa qui:

Album foto del viaggio da Nairobi ad Addis Abeba


Viaggio da Nairobi ad Addis Abeba

Buona pasqua a tutti!

Ah, e a proposito... a sto punto dopo tutte 'ste tarantelle almeno mi tolgo lo sfizio di scrivere: VAFFANCULO AL GOVERNO ETIOPE! Siete peggio di Mussolini, Selassie e Mengistu messi assieme.

4 commenti:

piergiorgio ha detto...

da questo rocconto ho capito una cosa: mai distrarsi dal toccarsi le palle!! neanche nei discorsi seri!

danilo ha detto...

Giovanni, ci avevi abituato a isole idilliache, serate nelle taverne sulla spiaggia, tranquille passeggiate nei parchi, il massimo del brivido era il graffio del leoncino ed il massimo della suspence era quando ci raccontavi che una fanciulla ti si veniva a sedere vicino, e noi a chiederci: riuscira’ a far addormentare anche questa ?
E adesso invece ... gli ultimi due post oltre che simpaticissimi (o „sfiziosissimi: alla Dekaro) sono anche grintosissimi. Vieni fuori il Dekaro da battaglia, quello che ci piace. Gia fin dall’inizio ti inkazzi, cosi’ ad ogni buon conto con l’eventuale viandante che ancora non ti ha detto ne fatto niente, e poi ce n’e’ per tutti: gli etiopi, i censori di tutto il mondo, questi cazzi di Rendile e verrebbe da dire che ai banditi gli ha detto bene di non averti incrociato, che se non ce n’era anche per loro :-)
Scherzi a parte, questi ultimi post sono davvero vivaci e pieni di avventure, ma adesso viene da chiedersi: e ora cosa farai ? Avrai mica intenzione di fare il viaggio di ritorno sullo stesso percorso ? Del resto mi pare di capire che non hai molta simpatia per l’Etiopia, o almeno per i suoi governanti. C’e’ qualche altra via per tornare verso sud o cosa hai intenzione di fare ??

Un abbraccio

marco ha detto...

cazz....ho il fiatone...grande capitano, mi associo al pensiero del ferraris ;-)

Salvo ha detto...

Grande Capitano!
Quanti concetti importanti sei riuscito ad esplicitare in quest’ultimo post. Molti i dubbi che ci hai chiarito, ma anche nuovi interrogativi che si aprono nelle nostre menti...
Meglio un post nel blog (giusto il Tuo attacco a tutte le forme di censura) o un posto nel camion?
Meglio un posto al sole (quello della campagna d’Etiopia e non il titolo della soap opera) o Postalmarket?
Marsabit è una città o un’unità di misura utilizzata dagli informatici di Marsiglia?
Il Moyale è una città o un suino africano?
Dici hai banditi di stare attenti! Guai a chi tocca il Capitano! Altrimenti dichiaro guerra e minaccio di bombardare i paesi africani con acqua di colonia (il classico esempio di guerra coloniale).
Torna a Varsavia appena puoi, il morale delle truppe è basso senza il Capitano.
Condivido er Tuo giudizio negativo su Mengistu, ma nun capisco che male Te hanno fatto Selassie e querartro là.